Società e corporazioni ovvero della sussidiarietà orizzontale
«Il cantastorie ha cominciato a raccontare.
Il tessitore ha cominciato a ricamare.
Porta la calce, porta i mattoni il muratore.
Cammina l'uomo, quando sa bene dove andare»
(Claudio Chieffo, cantautore)
La visione moderna del medioevo trasmette l'idea di una società basata su rapporti feudali tra signori e vassalli, con una struttura di tipo piramidale. Questo è parzialmente vero per quanto riguarda l'alto medioevo; infatti pur essendo caratterizzata da tale organizzazione la società era dotata di un certo dinamismo tra le tre classi (oratores, bellatores e laboratores). Come ha bene messo in luce la studiosa Régine Pernoud, la chiave necessaria per l'interpretazione esaustiva di questo insieme di rapporti è il concetto di famiglia, che sta alla base di tale dinamismo. La mesnie è l'insieme delle persone che gravitano attorno alla figura del signore feudale, quindi non solo coloro che hanno un vincolo di sangue con lui, ma tutte le figure di mestiere che lavorano nel feudo, dai servi ai maniscalchi, a eventuali religiosi, la cui abbazia o pieve sono all'interno dei confini del territorio. Pertanto in tale insieme familiare le distinzioni sono molto labili ed è sempre possibile cambiarle. In sostanza, dire famiglia - mesnie - significa dire relazioni personali fondate su rapporti di fiducia e di fedeltà reciproca fra le parti. Anche lo stesso diritto consuetudinario del Medioevo ha al centro l'interesse e la tutela della famiglia che ha la priorità su qualunque altro ragionamento o valore.
Su un tale tipo di patto che vincola due parti sarebbe fondata in nuce la stessa idea parlamentare, non a caso il parlamento inglese è appunto frutto di un accordo che lega entrambe le parti in causa: il re Giovanni Senza Terra, da un lato, e i baroni, dall'altro.
Sempre Régine Pernoud ha evidenziato che la suddivisione di cui sopra non solo non è rigida come si pensa - applicando una categoria che semmai sarà valida per l'ancien régime - ma implica che a ogni status sono legati non solo dei doveri, ma altresì dei privilegi che appunto sono caratteristici delle singole situazioni. Ad esempio, lo stesso servo della gleba ha il 'privilegio' di non perder mai il suo lavoro quando invece il feudatario può benissimo ritrovarsi senza nulla dall'oggi al domani. Quindi la categoria più corretta per leggere tale società non è quella di povertà vs ricchezza o di nobili vs servi, ma quella di privilegiati e non privilegiati.
Anche la monarchia - lo Stato - , è da intendere come storia e insieme di mesnie, infatti essa è nella maggior parte dei casi governata da una dinastia di tipo familiare.
Rispetto a questo modello, pur continuando ad essere valida la centralità della famiglia e delle sue relazioni interne, anzi proprio come espansione di essa, nel basso medioevo emerge l'ideale di fraternitas, che sta alla base della formazione di tutte le corporazioni e associazioni i cui membri sono legati da un rapporto di tipo fraterno. Quindi non si tratta solo più del rapporto padre, madre e figli, ma del rapporto tra fratelli.
Lo scopo di questa parte del presente saggio è dunque focalizzare l'attenzione sulle principali organizzazioni nate nel basso medioevo e frutto della mentalità di condivisione e di fraternità, ovvero università, ordini mendicanti e ospedali. Considerata l'importanza di questo tipo di appartenenza che investe ogni aspetto della vita, si può sostenere che il Medioevo ci ha lasciato il primo modello di sussidiarietà orizzontale o - per dirla in termini contemporanei - di welfare society.
È la società articolata in una serie di corpi intermedi a esprimere lo Stato e non viceversa; è la società a organizzarsi e a rispondere ai bisogni e alle necessità dei suoi membri alla quale lo Stato fornisce i mezzi (economici e organizzativi) per la realizzazione della progettualità dal Basso. Si pensi che lo stesso Comune italiano nasce proprio da un atto solidaristico, la coniuratio, che dà vita a una associazione di privati, uniti dal desiderio di rispondere ai loro interessi.
Quindi nello stesso periodo storico che vede la nascita di organizzazioni di persone legate da un sentimento di fraternità, in ogni ambito della vita sociale e politica, nel territorio della res pubblica christiana, in particolar modo nel centro e nord Europa, nascono quasi contemporaneamente dappertutto associazioni con lo scopo di prestare insegnamento a coloro che ne accettano la partecipazione, che col tempo presero il nome di università.
Essa è uno dei lasciti più significativi che il Medioevo ci ha lasciato. Essa è fondata su associazioni di studenti e professori, definiti "magister". L'attività fondamentale all'interno delle università medievali è la discussione e il dibattito che costituiscono il cuore delle cosiddette "questiones". La questio medievale presentava un argomento, per lo più derivato da questioni etiche e filosofiche, assegnato dal magister.
Gli allievi tramite il metodo del "sic et non" appoggiavano una o l'altra opinione rispetto alla questio data, sostenendola con argomentazioni e opinioni di vario genere ricavate da diverse fonti. Alla fine del dibattito il magister formulava la risposta corretta, motivandola, a sua volta, con argomentazioni provenienti dalla propria enorme conoscenza. Quindi l'università non era solo un luogo di studio ma anche un luogo d'incontro e di scambio tra differenti idee, opinioni e culture che hanno portato allo sviluppo e innovazione nelle concezioni e ideali del tempo.
Il percorso di studi era diviso in quattro facoltà: arti, diritto, teologia e medicina. Le arti si basavano principalmente sullo studio del latino e delle arti del Trivio (grammatica, retorica e dialettica) che erano propedeutiche per le altre e fornivano la preparazione di base. Gli studi duravano parecchi anni e terminavano con l'alloro poetico. Ad esempio, Petrarca diede moltissima importanza all'alloro poetico della poesia divenendo insieme a Dante e Boccaccio una delle tre corone della letteratura italiana.
Ma l'università era soprattutto un'associazione e quindi vi era un forte aiuto tra gli universitari, chiamati chierici, e il magister che assicurava loro la difesa e li rappresentava di fronte alle autorità. Proprio con la nascita delle università per la prima volta l'istruzione e la cultura divennero laiche e non più legate alla sfera ecclesiastica, sebbene chi vi insegnava fosse molto spesso un religioso o avesse quantomeno gli ordini minori. Precedentemente la cultura veniva insegnata e appresa nei monasteri e nelle scuole episcopali mentre ora si ha una prima distinzione, anche se non completa, tra istruzione e Chiesa.
Sorsero moltissime università in tutta Europa. In Italia ve ne erano alcune di riferimento per tutte le altre come ad esempio quella di Bologna, punto di riferimento per il diritto. Essa nacque nel 1088, la più antica, per iniziativa degli studenti di diritto, cui nel 1158 l'imperatore Federico Barbarossa concesse immunità e privilegi. A Bologna studiarono i più illustri letterati: Dante Alighieri e Francesco Petrarca, ma anche Guido Guinizzelli, Cino da Pistoia, Cecco d'Ascoli, Salimbene da Parma. Altre importanti università furono la Scuola di medicina di Salerno (già attiva alla metà dell'XI secolo). Nel 1222 fu la volta Padova, nel 1224 di Napoli, nel 1290 di Macerata, nel 1303 di Roma, nel 1308 di Perugia, nel 1343 di Pisa e a seguire di tante altre città medie e grandi. In Europa furono fondate altre grandi università come quella di Parigi e di Oxford in Inghilterra.
La più antica università inglese è quella di Oxford, nella quale gli studi iniziarono persino senza alcun titolo di Universitas nel 1096. Sin dai primi anni di esistenza di queste associazioni, esse - e in particolare Oxford - erano un centro di vita politica e religiosa per chiunque vi partecipasse. Solo nei secoli successivi è stata caratterizzata da una grande crescita favorita sia dai servizi che essa forniva che dai tributi ottenuti da sovrani come Edoardo III nel 1355.
Questo sviluppo è iniziato in particolar modo attorno al 1167, quando Enrico II proibì agli studenti inglesi di frequentare l'università di Parigi, decreto seguito da uno scontro tra studenti e popolo nel XIII secolo, che ha dato origine alle cosiddette sale di residenza o Hall of residence, una forma medioevale dei college moderni.
Controllati dai Masters, prestavano una residenza e beni agli studenti per favorire il proseguimento del percorso di studi. Tra i più antichi ricordiamo Balliol e Merton, nati rispettivamente nel 1249 e 1264, periodo nel quale Papa Innocenzo IV conferì ad Oxford il titolo di università (1254).
A differenza delle altre università che si formavano in quel periodo, solamente ad Oxford erano istituite due facoltà di diritto: Civile e canonico. Mentre un'altra caratteristica che la distingueva era in particolare la facoltà di teologia.
Durante il corso degli anni Oxford non rimase l'unica università inglese, bensì fu seguita nello stesso periodo da quella di Cambridge (1231) e successivamente nel XV secolo dall'università di Glasgow (1451) e di Aberdeen (1495) in Scozia.
Tornando al cuore del Medioevo, non si può parlare di maestri e di grandi dottori senza citarne uno dei più famosi e colti, Abelardo. Nacque nel 1079 in un villaggio della Bretagna. Era figlio di un feudatario locale, provvisto di notevole cultura. Abelardo rinunciò alla carriera militare e ad ogni eredità per dedicarsi agli studi letterari. A vent'anni giunse a Parigi e frequentò la scuola del maggiore rappresentante dei realisti, dove si oppose al maestro in quell'aspra dialettica che fu il problema degli universali.
In questa lotta vinse Abelardo, che divenne magister. Le sue lezioni di logica e teologia vennero seguite da grandi schiere di discepoli che accorrevano da tutta Europa. Nel suo insegnamento aveva una posizione centrale la logica che acuiva nell'individuo il gusto verso un'indagine più spregiudicata. Egli sottopose ad analisi dialettica i Testi Sacri: ne risultò il trattato De Unitate et Trinitate Dei. Questo scritto fu sottoposto a varie accuse di non ortodossia, tanto che egli fu costretto a bruciarlo pubblicamente. Amareggiato, si ritirò nell'eremo di Quincey, dove lo raggiunsero i vecchi scolari, così Abelardo riprese ad insegnare e a scrivere. Nel 1142, stanco e malato, morì.
La storia di Abelardo ed Eloisa
Viveva a
quei tempi a Parigi una bella fanciulla di nome Eloisa, nipote di Fulberto,
canonico che aveva cercato di far istruire nelle discipline letterarie la
nipote. Così ella era divenuta una ragazza istruita tanto da suscitare
l'interesse di Abelardo. Per arrivare a lei Abelardo avvicinò Fulberto tramite
amici comuni e, una volta che fu ospitato nella casa di Fulberto, divenne
maestro di Eloisa. Iniziarono così le lezioni, ma i due, Abelardo ed Eloisa,
con il pretesto dello studio e approfittando della solitudine, iniziarono una
relazione d'amore. Tale relazione però portò Abelardo ad allontanarsi dalla sua
Università e le sue lezioni divennero sciatte e prive di entusiasmo. I suoi
scolari si accorsero del cambiamento di Abelardo perché la cosa, in effetti,
era tanto evidente che non poteva passare inosservata per alcuno, eccetto che
per lo zio della fanciulla. Eloisa rimase incinta, fu rapita e portata in
Bretagna, dove nacque il figlio Astrolabio. Al suo rientro a Parigi, Abelardo
la sposò in segreto e la fece vivere nascosta in un monastero. Fulberto si
vendicò facendolo evirare. Abelardo convinse Eloisa a prendere il velo ed egli
stesso si fece monaco. Questa separazione corporea comunque non fece altro che
accrescere ancora di più il loro amore. Si scambiarono lettere appassionate,
come dimostra anche il seguente estratto dall'epistolario. Eloisa scrive ad
Abelardo "Dio sa bene che in te non ho mai cercato altro che te solo; ho
desiderato esclusivamente te e non le tue sostanze. Non miravo al matrimonio né
alla ricchezza; tu sai bene che sempre ho cercato di soddisfare non i miei
piaceri ma unicamente i tuoi. E se il nome di moglie appare più sacro e più
valido, per me è sempre stato più dolce quello di amica o, se non ti
scandalizzi, di concubina e amante perché, quanto più mi fossi umiliata dinanzi
a te, tanto più ti sarei stata gradita e avrei meno offuscato lo splendore
della tua trionfante personalità." Eloisa morì nel 1164 e fu sepolta accanto ad
Abelardo.