Le lingue nazionali

«Le genti del bel paese là dove 'l sì suona» 

(Dante) 

Nel senso moderno del termine le nazioni non esistevano prima delle rivoluzioni di fine '700, che hanno affermato il principio della sovranità popolare. La nazione è stata intesa come una comunità ampia, unita da un legame che non è né l'assoggettamento a uno stesso monarca, né l'appartenenza a una religione o a uno stesso status sociale. La nazione non procede dal principe, è indipendente dalle alterne vicende della storia dinastica o militare.

Per passare dall'Europa dei principi all'Europa delle nazioni, è stato necessario convincere popolazioni disparate che, nonostante le evidenti differenze, avevano in comune un'identità, che costituiva il fondamento di un interesse collettivo.

Tutti i Paesi europei hanno lavorato alla costruzione di specifiche identità nazionali che, benché tutte peculiari, si presentano simili nella loro diversità. Tale laborioso processo ha avuto inizio proprio nei cosiddetti 'secoli bui' del medioevo quando le popolazioni germaniche si sono scontrate prima e poi incontrate con le popolazioni romane e - grazie alla mediazione del Cristianesimo - hanno costituito il nerbo di una nuova civiltà, la cui base linguistica era il Latino.

L'unità del latino medievale rispecchiava, infatti, un'unità storico-civile che comprendeva gran parte dell'Europa ed aveva un suo proprio nome: Romània. Con questo nome s'indicavano i paesi latini raggruppati sotto il segno di Roma ed essi se ne facevano un vanto in antitesi con la barbarie dei non latini. Questa funzione polemica rimase costante nel "romanice loqui" contrapposto al "barbarice loqui". Non si può praticamente parlare di una transformazione, ma piuttosto di molteplici impercettibili e successive trasformazioni che noi possiamo cogliere solo in parte nei documenti e che, sommate insieme, distinguono dalla latina quella che noi chiamiamo "lingua italiana". Tale idioma si costituisce a partire da differenti contributi. L'influsso maggiore proviene - come è ovvio - dalle trasformazioni del Latino che tuttavia non è l'unico sostrato linguistico, sebbene sia quello predominante.

All'apice del Medioevo si deve a Dante un apporto straordinario nella formazione della lingua italiana. Si può dire che egli inventi la lingua italiana non solo per l'incredibile numero di termini, ma per la flessibilità che essa assume nel parlare di tutta la vita. Il nostro sistema linguistico si perfezionerà con Petrarca e Boccaccio, ma ormai le fondamenta erano state poste.

In resto della storia linguistica italiana non potrà prescindere dal Medioevo, non potrà prescindere da Dante.


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